In questo articolo verrà trattato il rapporto che c’è tra Snoezelen e Alzheimer. Se dell’approccio o metodo Snoezelen si è già parlato in altri articoli, dell’Alzheimer si è giusto accennato brevemente, per questo è necessaria una breve presentazione.
Si tratta della forma più comune di demenza, termine generale che si riferisce alla perdita di memoria e di altre abilità intellettuali talmente gravi da interferire con la vita quotidiana. Il morbo di Alzheimer rappresenta il 50-80% dei casi di demenza.
Non è un normale elemento dell’invecchiamento, ma una malattia progressiva, nella quale i sintomi di demenza peggiorano gradualmente in un certo numero di anni. Nelle sue fasi iniziali, la perdita di memoria è leggera; tuttavia, con il morbo di Alzheimer in fase avanzata, le persone perdono la capacità di portare avanti una conversazione e di reagire nel loro ambiente.
Sia chiaro, attualmente Alzheimer è incurabile, tuttavia sono disponibili trattamenti per i sintomi, mentre la ricerca continua. Anche se gli attuali trattamenti dei problemi del morbo di Alzheimer non possono fermare la sua progressione, essi possono rallentare temporaneamente il peggioramento dei sintomi della demenza e migliorare la qualità della vita delle persone affette e di chi si occupa di loro.
Come scritto, si cercano costantemente nuovi approcci per trattare i sintomi e provare a migliorare la qualità della vita, uno di questi è rappresentato dalle stanze multisensoriali Snoezelen. Con questo metodo si creano degli spazi appositamente studiati affinché le persone affette da Alzheimer possano ritrovarsi in un ambiente che gli provochi sensazioni positive.
Di fatto, sono due le attività che si possono svolgere all’interno delle Stanze Snoezelen:
- la prima, appunto, cercare stimolazioni positive attraverso colori, suoni e oggetti che possano far scaturire emozioni di tranquillità e quiete;
- la seconda, poiché le persone in fase acuta perdono – in parte – la capacità di comunicare e il contatto con la realtà circostante, grazie all’approccio Snoezelen e alla multisensorialità delle stanze, i pazienti vengono iperstimolati, ritrovando così i canali comunicativi che avevano perso.
Ora, quando si parla dell’invecchiamento, spesso si fa riferimento al “ritornare bambini”. Ebbene, lo Snoelezen, in un certo senso, ribalta questo concetto perché riporta alle emozioni positive di quando si era bambini o adolescenti, quelle che sono rimaste, per cercare di condurre la persona o fuori da un isolamento personale o di limitare il sovraccarico di aggressività, agitazione e nervosismo.
Snoezelen e Alzheimer sono quindi due temi che possono affiancarsi. Questo perché, come visto, all’interno di una stanza multisensoriale, si possono ricreare più ambienti. Sicché, il contatto da parte di una persona affetta da Alzheimer con un divano sotto a delle fibre ottiche, accanto a tubi a bolle e proiettori, potrà ricordargli il mare e, quindi, produrgli quella sensazione che solo tale ambiente genera. Ancora, gli oggetti tattili potranno essere utilizzati da quelle persone che presentano movimenti stereotipati: accarezzando un cuscino, appositamente costituito da più tipologie di materiali, la persona affetta da Alzheimer avrà la possibilità di ridurre determinati gesti.
L’approccio Snoezelen prevede comunque una fase preparatoria nella quale un gruppo di professionisti individua gli obbiettivi da raggiungere per ogni singola persona affetta da Alzheimer in base alla sua anamnesi. Quindi, si procede a una prima fase di accoglienza e adattamento, ove si crea una relazione di fiducia per consentire alla persona di prendere confidenza con il professionista e con l’ambiente. Una seconda fase, invece, prevede la selezione degli stimoli sensoriali da proporre basandosi sulla conoscenza della persona. Una terza fase infine vede l’utilizzo degli stimoli sensoriali: il paziente viene guidato dal professionista che deciderà non solo quali ma quanti stimoli proporre.
Nel 2013, in occasione del IV Convegno Nazionale sui Centri Diurni Alzheimer, è stato sottolineato come siano disponibili diversi studi – naturalmente oggi ve ne sono di nuovi –sull’utilizzo della metodologia Snoezelen come strumento terapeutico:
- per ridurre i comportamenti non adattivi e incentivare i comportamenti positivi, si segnalano i lavori di Baker (2001), van Diepen (2002), Hope (1998), Long (1992);
- per promuovere umore e stati affettivi positivi, si menzionano i lavori di Baker (2001); Cox (2004), Pinkney (1997);
- per facilitare la comunicazione e l’interazione, si segnalano i lavori di Spaull (1998);
- per promuovere le relazioni di cura e ridurre lo stress in coloro che assistono, si menzionano i lavori di McKenzie (1995), Savage (1996).
In conclusione, lo Snoezelen per l’Alzheimer rappresenta oggi un intervento che può fornire un aiuto concreto per tutte quelle persone che ne soffrono. Anche quando le capacità cognitive sono fortemente compromesse, tramite l’approccio Snoezelen è possibile attenuare determinati disturbi favorendo il recupero di uno stato di benessere.
Con LudoVico è possibile realizzare stanze multisensoriali Snoezelen anche per quei progetti che scelgano questo approccio terapeutico per l’Alzheimer. L’obiettivo è, del resto, sempre lo stesso: migliorare, attraverso la Stanza Snoezelen giusta, la qualità della vita della persona che si sente al sicuro e rilassata in un ambiente calmo e familiare.
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