Sempre più spesso si sente ormai parlare di Snoezelen.
Probabilmente avrete già avuto occasione di vedere alcune immagini sui social o su qualche pubblicazione di settore, magari avete anche avuto modo di visitare una camera Snoezelen vera e propria.
Un ambiente dalle luci soffuse, colorate. Letti vibroacustici, fibre ottiche, un ambiente morbido e accogliente che risveglia la curiosità.
Quest’esperienza, però, potrebbe avervi stimolato ancora più domande in merito: di cosa si tratta, esattamente? Perché farne uso? Con quale scopo?
Facciamo un piccolo salto indietro: precisamente agli anni ’70, in Olanda. Due terapisti di una struttura per disabili nel cuore del paese europeo – J. Hulsegge e A. Verheul – giovani ed entusiasti, si scontrano con un sistema ancora prettamente incentrato sull’assistenza: gli ospiti della struttura in cui i terapisti lavoravano, erano infatti considerati solo dal punto di vista sanitario ed igienico.
Mancava però qualcosa di importante: ciò che rende la vita degna di essere vissuta.
Esperienze.
Vicinanza, condivisione.
Emozione.
Perché non provare a dare qualcosa di più: perché non trovare degli strumenti per stimolare senza esagerazione, per riportare il benessere e la gioia al centro della loro vita? Utilissimo fu di certo, in questa fase, lo sviluppo contemporaneo di altre correnti, come quella della Stimolazione Basale.
Oggi potrebbe sembrare un pensiero sorpassato, ma forse non è sempre così: quante attenzioni dedichiamo alle attività che non assicurano un effetto terapeutico, ai nostri ospiti? A quelle attività che nascono per alzare l’indicatore della qualità di vita? Attività che creano benessere (la parola benessere dovrebbe subire una drastica riqualifica!), che incuriosiscono, stupiscono, rilassano ma non solo. Sì, perché lo Snoezelen non è certo solo rilassamento…
Snoezelen è uno strumento elastico: lo spazio è progettato per poter stimolare i sensi in maniera modulabile. Significa un’attività e un ambiente che può essere utilizzato per stimolare o rilassare a seconda delle esigenze specifiche. Significa anche, poter portare le esperienze alla portata di tutti, a prescindere da età e condizione.
La sua elasticità sta anche nell’indirizzo stesso delle attività che possono essere svolte al suo interno; a seconda dell’operatore che utilizza lo spazio, lo Snoezelen (ovvero: l’attività Snoezelen) può avere finalità di sostegno alla terapia, pedagogiche o di tempo libero.
E’ chiaro che una stanza da sola non può svolgere un ruolo simile: serve personale formato, che abbia innanzitutto compreso a fondo su quali principi si basa lo Snoezelen.
Per questo motivo, la formazione è un tassello irrinunciabile.
La formazione Isna/mse è un modello condiviso a livello internazionale dall’associazione che da diversi decenni si occupa di promuovere e sviluppare lo Snoezelen nei diversi ambiti.
La certificazione come operatori Isna/Mse viene rilasciata al termine dei 4 moduli di formazione, ognuno della durata di 2 giornate intere. In seguito a due prove pratiche, l’associazione riconosce in ogni sua sede nel mondo l’operatore grazie alla certificazione conseguita.
È importante sottolineare che la stanza di per sé non gode di alcuna certificazione: è sempre e solo l’operatore ad essere certificato, dopo la formazione.
Lo spazio di lavoro, per essere davvero modulabile e utile, deve naturalmente essere progettato con minuziosa attenzione. È importante partire con idee sufficientemente chiare sul lavoro che si andrà a svolgere in sala, per progettare con sicurezza: con quali fasce d’età, caratteristiche o ambiti diagnostici desidero lavorare? Quante persone al massimo desidero accogliere, in una sessione? Come posso rendere lo spazio funzionale? Come evitare che i materiali siano troppo esposti a danni o pericoli, come rovesciamenti?
Per questi ed altri motivi è estremamente utile ricevere una consulenza da professionisti, in fase di progettazione.