La scuola dell’infanzia è il primo gradino del percorso d’istruzione. Di durata triennale, non è obbligatoria ed è aperta ai tutti i bambini e alle bambine di età compresa tra i tre e i cinque anni. Organizzare gli spazi educativi nella scuola dell’infanzia può essere un compito arduo, ecco perché è fondamentale capire per tempo quali obiettivi essi debbano avere.
Com’è possibile leggere sul sito del Miur, la scuola dell’infanzia «concorre all’educazione e allo sviluppo affettivo, psicomotorio, cognitivo, morale, religioso e sociale dei bambini promuovendone le potenzialità di relazione, autonomia, creatività, apprendimento e mira ad assicurare un’effettiva uguaglianza delle opportunità educative».
E sempre sul sito del Ministero, si parla di quelli che sono i cinque campi di esperienza su cui si basano le attività educative e didattiche della scuola dell’infanzia, ovvero:
- Il sé e l’altro;
- Il corpo e il movimento;
- Immagini, suoni, colori;
- I discorsi e le parole;
- La conoscenza del mondo.
Risulta quindi fondamentale avere ben chiari questi concetti nel momento in cui si vogliono realizzare spazi educativi per la scuola dell’infanzia.
L’obiettivo degli spazi educativi, di fatto, è molto semplice: nel momento in cui vengono definiti determinati ambienti per specifiche attività, si crea un primo processo educativo, per certi versi autonomo, nel bambino. Sicché, quando questo – per esempio – si trova in uno spazio accogliente dove si è soliti fare l’appello, egli comprende che si tratta di uno spazio educativo della scuola dell’infanzia ove è necessario stare seduti e ascoltare.
Ancora, nel momento in cui il bambino si trova in un ambiente con arredi morbidi e lisci, gli viene quasi spontaneo comprendere che si tratta di un luogo dedicato ad attività ludiche.
Infine, quando il bambino si trova in uno spazio creativo, indipendentemente dalle indicazioni degli educatori, potrà capire che quello è il luogo dove riflettere e, appunto, creare.
In tal senso, è quanto mai utile riprendere quanto detto dal celebre pedagogista svizzero, Jean Piaget, secondo cui fino agli otto anni l’intelligenza del bambino è psicomotoria. Più si muove, più conosce.
A ciò, si potrebbe pure aggiungere che il senso del benessere di una persona, prima ancora di un bambino, viene percepito anche nello spazio in cui ci si trova.
Insomma, è chiaro che gli spazi educativi nella scuola dell’infanzia concorrono alla crescita dei bambini. Ambienti, colori, attrezzature che compongono uno o più spazi circoscritti fanno già capire agli stessi cosa possono o non possono fare.
Oltretutto, i bambini abitano lo spazio in modo istintivo e intenso, impiegando di fatto tutti i loro sensi. Per loro ogni elemento che definisce l’ambiente che vivono è occasione di curiosità e di esperienza.
Si pensi al pavimento, che non può essere solo una superficie su cui camminare, ma anche un luogo dove sedersi, sdraiarsi e giocare. Il che comporta che questo sia curato, realizzato con materiali adeguati, caldi e non troppo duri.
Analogamente le pareti: devono essere adatte all’uso intenso dei bambini, con protezioni efficaci.
Gli arredi e la loro scelta, poi, si basa su una puntuale previsione d’uso di tutti gli spazi, con l’obiettivo di predisporre ambiti che abbiano identità, tra i quali i bambini possano orientarsi e muoversi.
Gli arredi, quindi, non dovranno essere attaccati alle pareti, quanto articolare lo spazio di un locale ampio in ambiti più raccolti.
E, ovviamente, tutti gli elementi dovranno essere sicuri, rispondenti alle norme e di misure adatte alle età dei bambini che li useranno.
Da questa rapida ricognizione, si evince quanta riflessione ci sia dietro la progettazione degli spazi educativi nella scuole dell’infanzia. L’organizzazione degli stessi non avviene a caso, ma è sempre frutto di un lavoro approfondito, di regole, di valutazioni e creatività.
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